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331.L’opra a pena fornita, odon le fronde
scrosciar da presso, e scotersi le piante,
ed ecco uscir da le vicine sponde
uom, che quasi statura ha di Gigante.
Io non so come in si bel loco, o donde
venne sí sconcio e barbaro abitante.
Ama le cacce, e per caverne e selve,
belva molto peggior, segue le belve.

332.Lunga la capegliaia, e lunga e nera
la barba e ’l vello ha l’animal feroce.
Mente umana non ha, né forma vera,
ed esprimer non sa distinta voce.
A l’altre fere insidiosa fera,
per nutrirsi di lor, danneggia e nóce.
Gli uomini ingoia, e quand’ei può pigliarne,
ingordo è piú de la piú nobil carne.

333 - Vivea solingo in sotterraneo albergo,
ispido il corpo e setoloso tutto.

Veniva armato d’un estranio usbergo,
che di pelle di Tigre era costrutto.

Usclan le braccia dai confin del tergo
per due bocche di Drago orrido e brutto;
e pur di Serpe entro una scorza cava
molte quadrella a l’omero portava.

334.Tenea ferrato in mano un baston crudo
duro, pesante, e noderoso, e grosso.
D’una conca di pesce avea lo scudo
ben forte e saldo, e ’n testa un zuccon d’osso.
Tuttoquanto del resto andava ignudo,
e senza piastre e senza maglie addosso,
né vestiva altre spoglie al caldo, al gelo,
se non quanto il copriva il folto pelo.