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215.Il peregrino augel súbito allora
fugge dal vicin ramo, e si dilegua,
e ’l messaggio divin non fa dimora
pur come sol per ritenerlo il segua.
Ma poi che son di quel boschetto fora,
del fugace il seguace il volo adegua,
e lá dove piú folta è la corona
de’ mirti ombrosi il ferma, e gli ragiona:

216.— O meschinel, che per quest’aere aperto
su le penne non tue ramingo vai,
di tanto mal senza ragion sofferto,
fuor che te stesso, ad incolpar non hai,
ch’essendo pur de l’altrui fraude certo,
dar volesti materia ai propri guai.
Non però desperar, poi ch’a ciascuno
fu l’aiuto del Ciel sempre oportuno.

217.Giá de la stella a te cruda e nemica
cessan gl’influssi omai maligni e tristi.
Ma pria che ’n un con la figura antica
la tua perduta ancor gemma racquisti,
durar ti converrá doppia fatica,
tornando al loco onde primier partisti,
e lavarti ben ben ne la fontana
possente a riformar la forma umana.

218.De l’acqua, ove la Fata entra a bagnarsi
quando depon la serpentina spoglia,
poi ch’avrai sette volte i membri sparsi,
fia che la larva magica si scioglia.
Tornato a Tesser tuo, vanne ove starsi
in guardia troverai di ricca soglia
mostro il piú stravagante, il piú diverso
che si scorgesse mai ne l’Universo.