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111.Lieta Idonia promette, e perché ’l crede
da lunga fame indebolito e smorto,
ristorarlo s’ingegna, e gli concede
di soavi conserve alcun conforto.
Ma ne l’anel che Citherea gli diede
volgendo ad or ad or lo sguardo accorto,
pensa come gliel rubi, e gli presenta
alloppiato vasel, che raddormenta.

112.D’oppio forte e gravoso è quel licore
composto, e di mandragora, e di loto.
Grato a la vista appare, ed al sapore,
ma secreto nasconde un fumo ignoto,
di sí strana virtú, di tal vigore,
ch’opprime gli occhi, e toglie il senso e ’l moto.
Atto a stordir non pur le menti umane,
ma d’Hesperia e di Stige il Drago e ’l Cane.

113.Senza pensar piú oltre, Adone il beve,
né tarda molto ad operar l’effetto:
ch’un sí tenace sonno il prese in breve,
che fu qual ebro a vacillar costretto,
e vinto da l’oblio profondo e greve
girseli su l’orlo a riversar del letto.
Idonia, che del tutto era presaga,
lasciollo alquanto, ed appellò la Maga.

114.La Maga in su l’entrar, poi che gli fece
del dito trar l’adamantino anello,
un altro suo ve ne suppose in vece
somigliante cosí che parea quello.
Poi fe’ legar con diece groppi e diece
di rigid’oro il misero Donzello,
ch’ai raddoppiar de le catene grosse,
perché nulla sentia, nulla si mosse.