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IOO

LA PRIGIONE

71.Io vi farò de le magion notturne
a forza uscir di scosse e di flagelli!
Vi seguirò per ceneri e per urne,
vi scaccerò da’ roghi e dagli avelli.
Sarete voi sí sorde e taciturne,
quand’io co’ propri titoli v’appelli?
O con note piú fiere ed essecrande
invocar deggio pur quel nome grande? —

72.A tai detti (oh prodigio) ecco repente
il sangue intepidir gelido e duro,
e le vene irrigar d’uraor corrente,
che giá pur dianzi irrigidite furo.
Ripien di spirto e d’alito vivente
movesi giá l’immobil corpo oscuro.
Giá giá palpita il petto, ed ogni fibra
ne’ freddi polsi si dibatte e vibra.

73.I nervi stende a poco a poco, e sorge,
e comincia ad aprir l’egre palpebre.
Torna il calor, ma somministra e porge
a le guance un color ch’è pur funebre.
Pallidezza sí fatta in lui si scorge,
che somiglia squallor di lunga febre;
e con la morte ancor confusa e mista
giostra la vita, che pian pian racquista.

74.— Di’ di’ — dic’ella allor —, per cui si strugge
colui per cui mi struggo? álzati e dillo.
Qual il cor fiamma gli consuma e sugge?
qual laccio il prese? e quale strai ferillo?
Dimmi, ond’avien, che piú m’aborre e fugge
quant’io piú ’l seguo, e piú per lui sfavillo?
Se fia mai che si muti, e quando, e come
narra, e dammi del tutto il loco, e ’l nome.