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canto primo 83


107.Tu vedi là, dove di Siria siede
la spiaggia estrema, che col mar confina,
vago fanciul del mio bel regno erede
col remo essercitar l’onda marina.
Questo, che di bellezza ogni altro eccede,
a la mia bella madre il Ciel destina,
onde frutto uscir dee di beltà tanta
che fia simile in tutto a la sua pianta.

108.Se deriva da te l’origin mia,
s’a chi mi generò désti la cuna,
se ’l tuo desir, quando d’Amor languia,
ottenne unqua da me dolcezza alcuna,
acciò ch’io possa per più facil via
condurlo a posseder tanta fortuna,
mercé di quanto feci o a far mi resta
siami nel regno tuo breve tempesta.

109.Di questa immensa tua liquida sfera
turbar la bella e placida quïete
piacciati tanto sol, ch’innanzi sera
venga Adone a cader ne la mia rete.
E fia tutto a suo pro, perché non pèra
sì ricca merce in malsecuro abete,
il cui navigio con incerta legge
più ’l timor che ’l timon governa e regge.

110.Sai che quando Ciprigna in novi amori
occupata non è, com’ha per uso,
usurpando a Minerva i suoi lavori
non sa se non trattar la spola o ’l fuso:
onde inutil letargo opprime i cori,
torpe spento il mio foco, il dardo ottuso,
manca il seme a la vita, ed infecondo
a rischio va di spopolarsi il mondo.