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canto primo 81


99.Vede pallido il Tago in su la riva
non men ricchi sputar vomiti d’oro:
e trar groppi di gel ne l’onda viva
il Rheno, e l’Istro, e ’l Rhodano sonoro.
Di salce il Mincio, l’Adige d’oliva,
l’Arno al par del Peneo cinto d’alloro,
di pampini il Meandro, e d’edre l’Hebro,
e d’auree palme incoronato il Tebro.

100.Vede di verdi pioppe ombrar le corna
l’Eridano superbo e trïonfale,
ch’ove il Rettor del pelago soggiorna
vien da l’Alpi a votar l’urna reale;
e mercé de’ suoi Duci, il ciglio adorna
di splendor glorïoso ed immortale:
onde quel ch’è nel Ciel, di lume agguaglia,
e con fronte di Luna il Sole abbaglia.

101.Poi di grido minor ne vede molti
che con rami divisi in varie parti
per l’Italia felice errano sciolti
del gran padre Appennin concetti e parti.
E quai di canna e quai di mirto avolti
le tempie, e quai di rosa ornati e sparti,
somministran con l’acque in lunga schiera
sempiterno alimento a Primavera.

102.Tra questi umil figliuol del bel Tirreno
il mio Sebeto ancor l’acque confonde:
picciolo sì, ma di delizie pieno,
quanto ricco d’onor, povero d’onde.
— Giriti intorno il Ciel sempre sereno,
né sfiori aspra stagion le belle sponde,
né mai la luce del tuo vivo argento
turbi con sozzo piè fetido armento.