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72 la fortuna


63.Questa la face è pur, cui sola adora
(non che la terra e ’l Ciel) Stige e Cocito;
che strugger fe’, che fe’ languir talora
il Signor de le fiamme incenerito.
Quella, da cui non si difese ancora
di Theti il freddo ed umido marito;
che tra’ gelidi umori infiamma i fonti,
tra l’ombre i boschi, e tra le nevi i monti!

64.Ed or costei, da cui con biasmo eterno
mill’onte gravi io mi soffersi, e tacqui,
perché dee le mie forze aver a scherno,
se ben dal ventre suo concetto io nacqui?
Dunque andrà da que’ lacci il cor materno
libero, a cui (non ch’altri) anch’io soggiacqui?
Arse per Marte, è ver; ma questo è poco,
lieve piaga fu quella, e debil foco.

65.Altro ardor più penace, altra ferita
vo’ che più forte al cor senta pur anco.
Sì vedrà, ch’ella istessa ha partorita
la Vipera crudel che l’apre il fianco!
Degg’io sempre onorar chi più m’irrita?
Forse per tema il mio valor vien manco?
No no, segua che può. — Così dicea
l’implacabil figliuol di Citherea.

66.Mentre che quinci e quindi or basso, or alto
vola e rivola il predator fellone,
come prima lontan dal verde smalto
vede in picciol legnetto il vago Adone,
subitamente al disegnato assalto
l’armi apparecchia, e l’animo dispone;
e tutto inteso a tribular la madre,
vassene in Lenno a la magion del padre.