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canto primo 65


35.Se ciò farai, non pur n’andrà in oblio
la memoria tra noi de’ gran contrasti,
ma tal premio n’avrai d’un dono mio
che ’n mercé di tant’opra io vo’ che basti.
Lira nel mio Parnaso aurea serb’io,
c’ha d’or le corde, e di rubino i tasti.
Fu d’Harmonia tua suora, e io di lei
con questa celebrai gli alti imenei.

36.Questa fia tua. Cosi qualor ti stai
di cure e d’armi alleggerito e scarco,
Musico com’Arcier, trattar potrai
il plettro a par di me non men che l’arco:
ché l’armonia non sol ristora assai
qualunque sia più faticoso incarco,
ma molto può co’ numeri sonori
ad eccitare ed incitar gli amori. —

37.Fur queste efficacissime parole
fòlli, ch’al folle cor soffiaro orgoglio:
ond’irritato abbandonò del Sole
senza far motto il lampeggiante soglio;
e rüinando da l’eterea mole
invèr le piagge del materno scoglio,
corse col tratto de le penne ardenti,
più che vento leggier, le vie de’ venti.

38.Come prodigïosa acuta stella,
armata il volto di scintille e lampi,
fende de l’aria, orribil sì, ma bella
passaggiera lucente, i larghi campi:
mira il nocchier da questa riva e quella
con qual purpureo piè la nebbia stampi,
e con qual penna d’or scriva e disegni
le morti ai Regi, e le cadute ai regni: