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135.Sostien’, Diletta mia, ch’a mio diletto
senza cessar da le tue labra io penda.
Ma col labro vermiglio il bianco petto
avarizia d’Amor non mi difenda.
Né que’ begli occhi al mio vorace affetto
dispettoso rigor (prego) contenda.
Morendo io vivrò in te, tu in me vivrai,
cosí ti renderò quanto mi dái.

136.Se nulla è in noi di nostro, e non v’ha loco
cosa che possa tua dirsi, né mia;
se ’l mio cor non è mio molto né poco,
come ’l tuo credo ancor, che tuo non sia;
poi che tu sei mia fiamma, io son tuo foco,
e ciò che brama l’un, l’altro desia;
poi che di propria mano Amor ha fatto
e fermato tra noi questo contratto:

137.consenti pur, ch’io ti ribaci, e dammi
ch’io te, come tu me, stringa ed abbracci.
Pungi, ferisci, uccidi, e svenir fammi
fin che l’anima sudi, e ’l core agghiacci.
Te l’ardor mio, me la tua fiamma infiammi,
e me teco, e te meco un laccio allacci.
Perpetuo moto abbian le lingue, e doppi
sien de le braccia e de le labra i groppi.

138.Per mezo i fior de le tue labra molli
Amor qual augellin vago e vezzoso
con cento suoi fratei lascivi e folli
vola scherzando, e vi tien l’arco ascoso.
Né vuol ch’io le mie fami ivi satolli,
de le dolcezze sue quasi geloso,
ché tosto ch’io per mitigar l’ardore
ne colgo un bacio, ei mi trafige il core.