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111.Cosí dicendo, col bel vel pian piano
gli terge i molli e fervidi sudori:
vive rugiade, onde il bel viso umano
riga i suoi freschi e mattutini fiori.
Poi degli aurei capei di propria mano
coglie le fila e ricompon gli errori;
e di lagrime il bagna, e mesce intanto
tra perle di sudor perle di pianto.

112.Ed egli a lei: — Deh questi pianti asciuga,
deh cessa omai queste dogliose note.
Pria seminar di neve, arar di ruga
tu vedrai queste chiome, e queste gote,
che mai per altro amor sia posto in fuga
l’amor che dal mio cor fuggir non potè.
Se tu fiamma mia cara immortai sei,
immortali saran gl’incendii miei.

113.Per quella face ond’infiamniato io fui
giuro, e per quello strai che ’l cor m’offende.
Giuro per gli occhi e per le chiome, in cui
lo strale indora Amor, la face accende,
ch’Adon fia sempre tuo, né mai d’altrui:
tal è quel Sol ch’agli occhi suoi risplende.
S’altro che ’l ver ti giuro, o bella mia,
di superbo Cinghiai preda mi sia. —

114.Ed ella a lui: — Se tu ben mio sapessi
quanto sia dolce esser amato amando,
e quant’è duro esperienza avessi
lunge da l’amor suo girsene errando,
di scambievole amor segni piú espressi
mi daresti talor meco posando,
e saremmo egualmente amanti amati
tu contento, io felice, ambo beati.