Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/469


99.E sempre in suo desir costante e salda
o siede, o giace, o scherza il dí con esso.
Concorde a Tacque de l’ombrosa falda
freme de’ baci il mormorar sommesso.
Xé raggio d’altro Sol la fiede o scalda,
che de’ begli occhi, in cui si specchia spesso;
né su ’l meriggio estivo aura cocente,
se non sol quella de’ sospir, mai sente.

100.Yassene poi per questa riva e quella
Torme seguendo de l’amante piante,
predatrice di fere ardita e bella,
del caro predator compagna errante,
e l’arco in mano, al fianco le quadrella
porta talor del fortunato amante:
tal ch’ogni Fauno ed ogni Dea silvana
gli crede, Apollo l’un, l’altra Diana.

101.Cosi qualor Giovenca giovinetta
sen va per campi solitari ed ermi,
tenera sí, che calpestar l’erbetta
ancor non sa con piè securi e fermi,
né curva in sfera ancor piena e perfetta
de la fronte lunata i novi germi,
seguela, ovunque va, per la verdura
la torva madre, e la circonda e cura.

102.l’atta gelosa è sí di quel bel volto,
che teme Amor d’amor non se n’accenda.
Teme non Borea in turbine disciolto
da le nubi a rapirlo in terra scenda.
’Teme non Giove in ricca pioggia accolto
a sí rara bellezza insidie tenda.
’ ’orria poter celar luci sí belle
a la vista del Sole, e de le stelle.