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15.Con l’ingordo Desio ne vien la Speme
perfida, adulatrice, e lusinghiera.
Mascherati la faccia, errano insieme
l’accorto Inganno e la Menzogna in schiera.
Sparsa le chiome in su la fronte estreme
fuggendo va l’Occasion leggera.
Balla per mezo la Letizia stolta,
salta per tutto la Licenzia sciolta.

16.L’ésca e ’l focile in man, sfacciata Putta,
tien la Lussuria, ed a l’Infamia applaude.
Baldanzosa l’Infamia, ignuda tutta
non apprezza e non cura onore o laude.
Le serpi de la chioma orrida e brutta
copre di vaghi fior l’astuta Fraude;
e ’l velen de la lingua aspro ed atroce
di dolce riso e mansueta voce.

17.Tremar l’Audacia ai primi furti, e starsi
vedi smorto il Pallor caro agli amanti.
Volan con lievi penne in aria sparsi
gli Spergiuri d’Amor vani e vaganti.
Con l’ire molli e facili a placarsi
van le dubbie Vigilie e i rozi Pianti,
e le gioconde e placide Paure,
e le Gioie interrotte e non secure.

18.Ride la terra qui, cantan gli augelli,
danzano i fiori e suonano le fronde,
sospiran l’aure e piangono i ruscelli,
ai pianti, ai canti, ai suoni Eco risponde.
Aman le fere ancor tra gli arboscelli,
amano i pesci entro le gelid’onde.
Le pietre istesse, e l’ombre di quel loco
spirano spirti d’amoroso foco.