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87.De l’altrui vista, insidiosa e vaga,
ella o che non s’avide, o che s’infinse;
indi la voce incantatrice e maga
in note piú ch’angeliche distinse:
note in cui per far dolce incendio e piaga
Amor le faci e le quadrella intinse.
Uscir dolce tremanti udiansi fuori
i misurati numeri canori.

88.Tal forse intenerir col dolce canto
suol la bella Adriana i duri affetti,
e con la voce e con la vista intanto
gir per due strade a saettare i petti.
E ’n tal guisa Fiorinda udisti, o Manto,
lá ne’ teatri de’ tuoi regii tetti
d’Arianna spiegar gli aspri martiri,
e trar da mille cor mille sospiri.

89.Fermaro il corso i fiumi, il volo i venti,
e gli augelletti al suo cantar le penne.
Fuggí l’arbor di Dafni i bei concenti,
ché del canto d’Apollo a lei sovenne.
Apollo istesso i corridori ardenti,
vinto d’alta dolcezza, a fren ritenne.
E queste fur le lusinghiere e scòrte
voci, ov’accolta in aura era la morte:

90.— Voi che scherzando gite, Anime liete,
per la stagion ridente e giovenile,
cogliete con man provida cogliete
fresca la rosa in su l’aprir d’Aprile,
pria che quel foco, che negli occhi avete,
freddo ghiaccio divegna, e cener vile,
pria che caggian le perle al dolce riso,
e com’è crespo il crin, sia crespo il viso.