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111.Mercurio incominciò: — Tra quante abbraccia
maggior delizie il cerchio de la Luna
cosa non ha, di cui piú si compiaccia
Venere, o ’l figlio suo, che di quest’una.
Né trov’io che piú vaglia, o che piú faccia
lusingamento, o tenerezza alcuna,
che la soavitá de’ molli odori,
molto possenti ad allettar gli amori.

112.Ostie crudeli e sacrifici infausti,
miseri ’l’ori ed innocenti Agnelle
offre la gente al Ciel, tanto ch’essausti
restan gli armenti ognor di questi e quelle;
e sol per far salir d’empi olocausti
un fumo abominevole a le stelle,
aggiunto il foco a le svenate strozze,
arde agli eterni Dei vittime sozze.

113.E crede stolta ancor, che questi suoi
di sangue vii contaminati altari
aborriti lassú non sien da noi,
che siam pur sí pietosi, anzi sien cari;
com’uopo abbian di pecore e di buoi
cittadini del Ciel beati e chiari,
o le dolcezze lor sempre immortali
deggian cangiar con immondizie tali.

114.Doni i piú preziosi, i piú graditi,
che possan farsi a quegli eccelsi Numi,
di naturai simplicitá conditi
son frutti e fiori, aroma ti e profumi.
Ma sovra quanti mai piú reveriti
rotano i raggi in ciel celesti lumi,
Adon, la bella Dea, con cui tu vai,
di queste offerte si diletta assai.