127.Onorata la terra, e fatta degna
d’abitatrici sì beate e sante,
con bella gratitudine s’ingegna
di rispondere in parte a grazie tante.
Di bei semi d’Amor gravida impregna,
e partorisce a que’ begli occhi avante.
Ringiovenì Natura, e Primavera
germogliò d’ognintorno, ove non era.
128.Contro i lor naturali aspri costumi
generàr dolci poma i pini irsuti.
Nacquer vïole da’ pungenti dumi,
fiorir narcisi in su i ginebri acuti.
Scaturir mèle e corser latte i fiumi,
e ’l mar n’ebbe più ricchi i suoi tributi.
Sparser zaffiro i rivi, argento i fonti,
fur d’ostro i prati, e di smeraldo i monti.
129.Lascia il canto ogni augel de la foresta
per pascer gli occhi di sì lieto oggetto.
L’acque loquaci in quella rupe e ’n questa
fermaro il mormorio per gran diletto.
L’aere confuso di dolcezza, arresta
i sussurri de l’acque al lor cospetto.
Trema al dolce spettacolo ogni belva,
e con attenzïon tace la selva.
130.Tacea, se non che gli arbori felici
allievi de la prossima palude,
mossi talor da venticelli amici
bisbigliavano sol, ch’erano ignude.
E voi di tanta gloria spettatrici
sentiste altro velen, Vipere crude,
onde tornando ai vostri dolci amori,
vi saëttaste con le lingue i cori.