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canto secondo 123


83.Ma da che tali son gli ordini suoi,
forza immortale il mio difetto scusi:
pur che de le due vinte alcuna poi
non sia, ch’irata il troppo ardire accusi.
Intanto, o belle Dee, se pur a voi
piace che ’l peso imposto io non ricusi,
quel chiaro Sol, che tanta gloria adduce,
ritenga il morso a la sfrenata luce».

84.Qui Cillenio s’apparta, ed ei restando
chiama tutti a consiglio i suoi pensieri,
e gli spirti al gran caso assottigliando
comincia ad aguzzar gli occhi severi.
Già s’apparecchia a la bell’opra, quando
con atti gravi e portamenti alteri
di real maëstà, gli s’avicina
e gli prende a parlar la Dea Lucina.

85.«Poi ch’al giudicio uman si sottomette
da la giustizia tua fatta secura
la ragion, che le prime e più perfette
meraviglie del Ciel vince ed oscura:
de la beltà, ch’eletta è fra l’elette,
dèi conoscer, Pastor, la dismisura;
ma conosciuta poi, riconosciuta
convien che sia con la mercé devuta.

86.E s’egli è ver, che l’eccellenza prima
possa sol limitar la tua speranza
di mai meglio veder, vista la cima,
e ’l colmo di quel bel ch’ogni altro avanza;
acciò che l’occhio tuo, ch’or si sublima
sovra l’umana e naturale usanza,
non curi Citherea più, né Minerva,
in me rimira, e mie fattezze osserva.