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120 il palagio d’amore


71.Egli gonfiando la cerata canna,
v’accorda al dolce suon canto conforme.
Per gran dolcezza le palpebre appanna
il fido cane, e non lontan gli dorme.
Tacciono intente a piè de la cappanna
ad ascoltarlo le lanose torme.
Cinti le corna di fiorite bacche
obliano il pascolar giovenchi e vacche.

72.Quand’ecco declinar la nube ei vede,
che ’l fior d’ogni bellezza in grembo serra,
e rotando colà, dov’egli siede,
di giro in giro avicinarsi a terra.
Ecco a la volta sua drizzano il piede
accinte a nova e dilettosa guerra
le tre belle nemiche, a’ cui splendori
rischiara il bosco i suoi selvaggi orrori.

73.In rimirando sì mirabil cosa
stringe la labra allor, curva le ciglia,
e su la fronte crespa e spaventosa
scolpisce col terror la meraviglia.
Sovra il tronco vicin la testa posa,
ed al tronco vicin si rassomiglia.
La canzon rompe, e lascia intanto muta
cadersi a piè la garrula cicuta.

74.«Fortunato Pastor, Giovane illustre»
il messaggio divin dissegli allora,
«il cui gran lume ascoso in vel palustre
lo stesso Ciel, non che la terra onora;
degno ti fa la tua prudenza industre
di venture a mortal non date ancora.
A te con queste Dee Giove mi manda,
e che tu sia lor Giudice comanda.