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canto secondo 113


43.Fu di Thessaglia aventuroso il monte,
dove si celebràr questi imenei.
Di mirti e lauri gli fiorì la fronte,
del trïonfo d’Amor fregi e trofei;
e le stelle gli fur propizie e pronte,
e le genti mortali, e gli alti Dei,
se non spargea dissensïon crudele
tra le dolci vivande amaro fiele.

44.Senza invidia non è gioia sincera
né molto dura alcun felice stato.
Quel gran piacer da la Discordia fiera,
madre d’ire e di liti, ecco è turbato;
ch’esclusa fuor de la divina schiera,
e dal convito splendido e beato,
gli alti diletti e l’allegrezze immense
venne a contaminar di quelle mense.

45.A l’arti sue ricorre, e col consiglio
di quella rabbia che la punge e rode,
corre al Giardin d’Hesperia, e dà di piglio
a le piante che ’l Drago ebber custode.
Quindi un pomo rapisce aureo e vermiglio,
de’ cui rai senz’offesa il guardo gode.
Di minio e d’oro un fulgido baleno
vibra, e gemme per semi accoglie in seno.

46.Ne la scorza lucente e colorita,
il cui folgore lieto i lumi abbaglia,
la Diva di disdegno inviperita,
cui nulla Furia in fellonia s’agguaglia,
di propria man (come il furor l’irrita)
parole poi sedizïose intaglia.
Dice il motto da lei scolpito in quella:
“Diasi questo bel dono a la più bella”.