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112 il palagio d’amore


39.E tutto colmo d’un piacer novello
al Pastor dimandò: — Che frutto è questo? —
— Il frutto di quel nobile arboscello
non è — rispose — di terreno innesto;
e s’è dolce a la bocca, agli occhi bello,
ben di gran lunga è più perfetto il resto:
per la virtù ch’asconde il suo sapore,
s’accresce grazia, e si raddoppia amore.

40.Udito hai ragionar del pomo Ideo,
che ’n premio di beltà Venere ottenne,
per cui con tanto sangue il ferro Acheo
fe’ il ratto de l’Adultera sollenne.
Questo poi che di lei restò trofeo,
la Dea qui di sua mano a piantar venne:
e piantato che fu, volse dotarlo
de la proprïetà di cui ti parlo. —

41.— Deh — gli soggiunse Adon — se non ti pesa,
narra l’origin prima, e ’n qual maniera
nacque fra le tre Dee l’alta contesa,
com’ella andò di sì bel pomo altera.
Da le ninfe Sabee n’ho parte intesa,
ma bramo udir di ciò l’istoria intera.
Così men malagevole ne fia
l’aspro rigor de la malvagia via. —

42.— Poi ch’ebbe Amor con tanti lacci e tanti —
il Pastor cominciò — tese le reti,
ch’alfin pur strinse dopo lunghi pianti
in nodo marital Peleo con Theti;
le nozze illustri di sì degni amanti
vennero ad onorar festosi e lieti
quanti son Numi in Ciel, quanti ne serra
il gran cerchio del mare, e de la terra.