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canto secondo 103


3.E così va chi con giudicio sano
di Virtù segue l’onorata traccia.
Ma chïunque credendo al Vizio vano
cerca il mal, c’ha di ben sembianza e faccia,
giunge per molle e spazïoso piano
dove in mille catene il piede allaccia.
Quante il perfido ahi quante, e ’n quanti modi
n’ordisce astute insidie, occulte frodi!

4.Per l’arringo mortal, nova Atalanta,
l’anima peregrina e semplicetta
corre veloce, e con spedita pianta
del gran vïaggio al termine s’affretta.
Ma spesso il corso suo stornar si vanta
il Senso adulator, ch’a sé l’alletta
con l’oggetto piacevole e giocondo
di questo pomo d’or, che nome ha mondo.

5.Curi lo scampo suo, fugga e disprezzi
le dolci offerte, i dilettosi inganni,
né per che la lusinghi e l’accarezzi
disperda in fiore il verdeggiar degli anni.
Mille ognor le propon con finti vezzi
per desvïarla da’ lodati affanni
gioie amorose, amabili diporti,
che poi fruttano altrui ruine e morti.

6.Da sì fatte dolcezze ella invaghita
di farsi ésca al focile, e segno a l’arco,
ne la cruda magion passa tradita
di mille pene a sostener l’incarco:
gabbia senz’uscio e carcer senza uscita,
mar senza riva, e selva senza varco,
labirinto ingannevole d’errore,
tal è il Palagio, ov’ha ricetto Amore.