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d’un vile. Bisogna canalizzarle perchè dissetino i lavoratori del Sinrun e godano di portare le mercanzie. Pigiate e cullate nelle coffe dei cammelli, le mercanzie attraverseranno il deserto sognando il mare, grande mercante instancabile. Si parte sul mare poveri, e si ritorna ricchi, deridendo gli uccelli che cercano ovunque alberi di navi per riposarsi. Saprò io mutare la forza di queste fontane in velocità di ruote e in luci di lampade più chiare del sole, e in motori che costruiranno motori. Questi, come veri cuori palpiteranno nei nuovissimi uccelli di metallo e tela, capaci di varcare mari deserti senza posarsi mai.

Lanzirica.

Vissi un tempo in una bella oasi...

Riprendendo accuratamente la medicazione della piaga.


Tanto bella, che il mare se ne innamorò. Per sedurla, il mare perfezionò le sue musiche vegetali, imitò l’immane intrico degli alberi e delle liane, con un aggrovigliamento di vele

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