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[§ 66] fenomeno economico concreto 485

ma inoltre il conto di quelle è molto più sicuro, o se vuolsi, meno incerto, del conto di queste. La protezione fa crescere quasi di sicuro il prezzo della merce protetta: ma invece non è punto sicuro che il prezzo delle merci a cui manca la protezione non abbia pure da crescere per altre cagioni. In sostanza, ciò che il nostro individuo riceverà di più è quasi certo; ciò che egli spenderà di più è molto dubbio.

Non basta. Spesso l’ipotesi ora fatta non regge, e un produttore guadagna più per la protezione concessa alla sua merce di ciò che egli perda per la protezione concessa alle merci di altri produttori.

Se vi è uno stato economico in cui operano le cagioni A, B, C, ..., di distruzione di ricchezza, ed altro stato economico in cui tutte quelle cagioni sono tolte; non ci può essere dubbio che nel secondo stato economico (la distribuzione non mutando) tutti gli uomini staranno meglio che nel primo. Ma se invece paragoniamo uno stato in cui vi sono le cagioni A, B, C, ...., di distruzione di ricchezza, con altro stato in cui vi sono solo le cagioni B, C, ...., non possiamo affermare che nel secondo stato tutti gli uomini stanno meglio che nel primo, perchè la distruzione di ricchezza compiuta da B, C, ...., può crescere tanto da compensare, e al di là, la distruzione compiuta da A nel primo stato.

L’opinione degli economisti liberali, che i dazi protettori sono imposti al paese da una lega di policanti e di pochi produttori, non può essere accolta per vera in generale, poichè, in un caso particolare almeno, sta contro di essa il fatto della Svizzera, in cui le tariffe protezionate furono approvate dal referendum popolare, cioè dalla maggioranza degli elettori che votarono.