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il mare. 55

zievole il vento che accompagno Marco Polo e Vasco de Gama, soffiò fatale e sterminatore nelle accese ire dei figli d’Italia, e

«. . . Eterno in sul suo capo
Ripioverà de’ miseri suoi nati
Lo sparso sangue cittadino, eterni
Anzi a te suoneran di Chiozza i nomi,
D’Arbia vermiglia e di Meloria infame.1»

Perchè nessuna guerra è più brutta della fratricida, nè ho provato mai maggior contentezza, che nel vedere svolgersi e affermarsi la potenza italiana. Ora, nella lance dei vizî e delle virtù passate, queste sembrano travolgere. A Lepanto, il trionfo della Croce salvò l’Occidente dall’invasione e dalla tirannia del Turco: e fu merito speciale delle italiane galee: io scrinai allora le onde pompose, per gioia verace; e poi mi dolsi, che il prode e infelice Cervantes incontrasse schiavitù lunga e penosa nell’avviarsi a’ Paesi Bassi.2»

Qui le acque presero ad agitarsi, quasi

  1. Mamiani, citato.
  2. L’autore del Don Quijote, de Cervantes Saavaedra, si trovò alla battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571, e cadde prigione d’una squadra algerina l’anno da poi. I particolari della sua lunga schiavitù sono raccolti nella sua novella: El cautivo.