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tonio il gobbo. 147


Il capitano fe’ cenno del capo, e il gobbo continuò:

— C’era sempre Pio IX a mezzo in que’ dì! allora il sor capitano era un giovinotto mingherlino, oggi è un bello e finito galantuomo. Gli austriaci ebbero le batoste; fuggirono, ma ritornarono gonfi peggio di prima. Rividi Trento, mia patria, dove me la buscai qualche anno; ma Giacometto s’era fatto grande, e aveva messo botteguccia di sarto e di barbiere, sempre protetto da don Battistino; venni con qualche gruzzolo, nè più partii.

Occorreva una donna a dar assetto alla casuccia, e Giacometto s’unì alla Lina, facendo di due tre cuori contenti; la cosa andava a meraviglia, quando giunse il 1859. Vennero i Francesi, Vittorio Emanuele e Garibaldi: son cose che sapete: Viva l’Italia! Lo abbiamo gridato e grideremo sempre. Ma.... pazienza! il cielo ha voluto così: purchè gli stranieri abbiano varcato i monti! Eccovi come l'è andata.

— Giacometto, quando seppe Garibaldi in Lombardia, non volle più saperne di stare a casa: io non gli dissi nè sì, nè no, chè infin de’ conti a stare c’era il bisogno, a partire il dovere. La Lina prima ci si mise quanto più seppe e potè. — Poverina, stava per venir madre! — poi, visto che le ragioni del ma-