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le carte d’enrico. 117


La vita è un misto di dolori e di piaceri; ma i primi spesso si tramutano in pure gioie sotto l’usbergo del sentirsi puro.

Stimate l’uomo per quello che vale, non per la sua condizione e i suoi onori: sovente la stretta di mano dell’operaio è più onorevole di quella del patrizio e del magistrato.

Fuggi l’ozio come il tuo più capitale nemico: non dire: «Oggi sono svogliato, non mi ci so mettere, farò domani;» ma sforzati ed opera. Nel lavoro basta incominciare, altrimenti la fiaccona ti prenderà ogni fibra, e rimarrai come il lebbroso.

Il debole grida che la vita è una sventura, il saggio l’accetta come una missione e procede: fa quel che devi, e avvenga che può; questa dev’essere l’impresa d’ogni galantuomo; ma soprattutto guardati dal mentire, perchè massima delle viltà è la menzogna.