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108 | capo terzo |
e ottacoro il Tempio che lo conteneva. In Aquileia però, dove alto e spazioso edifizio è per tal uso dietro il Duomo, il recipiente, che ha tre gradini dentro, e nel fondo un buco, è in sei facce, e sei gran colonne isolate ha d’intorno, sopra le quali grandissima tavola di pietra che lo cuopre. Così a sei angoli ho veduto parimente l’antico battisterio in Parenzo. Del nostro S. Giovanni in fonte non è conservata l’antica forma.
Presso al chiostro canonicale è la Chiesa di Sant’Elena, ove dimora una Collegiata di Sacerdoti. Il suo titolo era di S. Giorgio, e sotto questo titolo fu nominata nell’epitaffio di Pacifico. Lunga iscrizione si vede in essa del 1140, quando per essere il suo altare stato profanato, fu riconsecrata da Peregrino Patriarca d’Aquileia in tempo del Vescovo Teobaldo. Altra lapida vi è con memoria di molte reliquie. Ma il curioso degli antichi lavori non lasci di farsi condurre nel sotterraneo, dove ora si fa cantina, poichè vi troverà nobilissimo pavimento a mosaico di bel disegno, variato secondo i siti: da una parte son queste parole in tabella quadrata: MARINUS COL. CVM SVIS P. X; dall’altra in un bel rotondo: HIMERIA CVM SVIS P. CXX. Se ne può dedurre quanto nobile fosse già questa Chiesa, mentre Marino co’ suoi di casa ne avea per divozione fatto lastricar dieci piedi, ed Imeria non meno di cento venti; che non intendo però in lunghezza, com’altri ha credulo, ma in quadratura. Simil lavoro e somiglianti iscrizioni si veggon ne’ pavimenti di più Chiese nell’Istria, e così nel Duomo di