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250 dell’istoria di verona libro settimo

quali in più luoghi nc rimangono, benchè nascoste, essendo avvenuto di queste mura il medesimo per l’appunto che osservò Dionigi Alicarnasseo (lib. 4: τῷ τείχει τῷ δυσευρέτῳ, ec.) in quelle di Roma, fatte da Servio Tullio, quali dice erano a suo tempo difficili da rinvenire per essere in molti luoghi comprese nelle case. Furono allora coronate di merli e frammezzale di torri; il che si afferma, non perchè rimanga di tali cose vestigio, ma perchè così figurasi Verona nell’Arco di Costantino in Roma, dove fu non lunga età dapoi per contrasegno della vittoria tra l’altre sue imprese effigiata. È credibile che s’inalzassero queste mura nel sito delle anteriori; anzi la Porta, che ne rimane, sembra doversi credere fosse già quivi qualche tempo innanzi. Induce a così credere l’osservare, come essendo le mura frettolosamente, e senza studio o pulitezza alcuna costruite, la Porta alta, magnifica e duplicata, con due ordini di fenestre sopra, per l’eccesso che in più parli ha d’intagli e d’ornamenti, si conosce lavorata con tutto agio. Se si avesse a giudicare dalla maniera dell’architettura, come inferior di molto all’ottima età, così parrebbe non doversi creder quest’opera posteriore a’ tempi di Severo Alessandro. Ma sembra in oltre che nel sito dell’iscrizione altra ne fosse per l’avanti rasa e distrutta per riporvi la presente; essendo che non solamente il fregio pare abbassato, o sia incavato oltra dovere, ma per far luogo a tutte le parole è stato intaccato l’architrave, radendone e spianandone le due fasce superiori, quali si veggono intatte in quello