Pagina:Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu/254

224 dell’istoria di verona

già osservato. Ostiglia (Hostilia) l’abbiam veduta in Tacito, e racconta Plinio (lib. 41, c. 12) l’uso de suoi abitanti nella cura dell’api; che se mancava loro il nodrimento nel paese, mettean gli alveari sopra barche, e di notte gli conduceano per Po alquante miglia più sopra, dove all’alba uscivano al pascolo, e ogni giorno ritornavano. Brentino (Βρέτινα) sembra annoverato da Tolomeo. Paolo Diacono, il quale, se bene inferior di tempo, nelle cose geografiche stette con l’antico, nomina Brentonico, altro luogo ch’è pur ancora della Diocesi Veronese; nomina Mase, o Ennemase, dove altri pensa doversi intender Malsesine, ch’è residenza del nostro Capitan del lago: Maso si dice tuttora nel Trentino comunemente per possessione o tenuta, da massa, o mansum. Nomina Volenes, ch’è stato credulo essere il nostro Volargne; ma sarà Volano, ch’è di là da Roveredo; e nomina il campo Sardis, che senz’altro sarà nome corrotto: fors’era campus Gardae.

Il maggior fiume nostro, che fende per lungo tratto il distretto, titolo d’ameno riportò da Virgilio (Æn. lib. 9) per la chiarezza delle sue acque, e per la qualità de’ paesi che irriga: splendidissimo trai fiumi fu chiamato da Ennodio (in Pan.). Al Tartaro, che nasce nel Veronese e passava per Adria, sembra che nome d’Adriano imponesse Tolomeo, ove fa menzione della sua foce dopo quella del Po. Di questo, e delle sue paludi, dette ora Valli Veronesi, abbiain veduto farsi menzione da Tacito: il nome di Tartaro o da’ Greci gli fu