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libro sesto 193

che furono graduati, i monumenti riferiremo, usciti a rivedere il sole non ha gran tempo. A poche miglia da Roma fuor di porta Salara si scavò anni sono grand’iscrizione di Sesto Nevio Verecondo della tribù Publicia, Signifero, o sia Portainsegna della coorte decimaquarta (v. Ins. XXX), il quale non professa la patria con la solita formola del solo nome di essa, ma si dichiara nato in Verona. Seguono appresso un verso intero, ed un altro o due dimezzati e imperfetti, ne’ quali s’esprime, come riposavan quivi le ceneri, ma l’ossa erano state riportate alla patria, e che gli eredi avean fatto il titolo sepolcrale, ma un Cornelio i versi all’Eroe defonto suo collega ed amico. Raro fu anticamente che l’ossa di chi moriva tanto dalla patria lontano vi fossero pur riportate; ma non men raro modernamente che a traverso di molle difficoltà vi si sia finalmente trasportata la gran lapida sepolcrale ancora, quale al presente abbiam nel Museo. Altro Portainsegna ci abbiam parimente della legione decimaquarta. Ma l’effigie al naturale in alto rilevo a un Centurione della legione undecima, abbiam posta nella serie delle Iscrizioni, (v. Ins. XXXI), la cui gran pietra si disotterrò nel passato secolo a sette miglia dalla città nel letto d’un torrente. È inciso a piedi il nome, cioè Quinto Sertorio Festo, che dalla tribù Pobilia, e dall’aversi qui più altri monumenti dell’istessa gente Sertoria, viene indicato per Veronese. Molte osservazioni si posson fare su l’armatura, e su gli ornamenti di essa, delle quali non è questo il luogo. Le