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dell’istoria di verona |
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perfetto di profondità uguale alla faccia (βάθος ἴσον τῷ μέτοπῳ ποιούμενον), ed occupando con ogni lato presso a tre miglia di paese della moderna misura; da che si può raccogliere quanta fosse la lor moltitudine. I cavalli in numero di quindici mila fecero bella mostra, e vidersi allora campeggiar que’ cimicri che in molt’armi gentilizie spezialmente nella Germania durano fin oggi giorno; poichè le celate risplendenti erano in forma di spaventose fiere, con bocche spalancate, e busti e figure lor proprie sopraposte, e con alte penne che facean parer gli uomini assai più grandi (θηρίων φοβερῶν χάσμασι καὶ προτομαῖς ἰδιομόρφιας, ec.). Loriche avean di ferro, e rilucenti scudi, con aste di doppia punta; ma venuti al nimico si valeano di grandi e pesanti spade. Se abbiamo intera fede a questa descrizion di costoro che ci fa Plutarco, noi possiam riconoscergli, a distinzione di tutti gli altri popoli settentrionali, per istruiti in molte arti e per molto colti. D’uno scudo Cimbrico conservato a Roma, in cui era dipinto un gallo, fa menzion Cicerone (De Orat. lib. 2). Questa cavalleria non venne per diretto contra Romani, ma piegando a destra, passò oltra con animo di serrargli in mezzo: ben se n’avvidero i comandanti; ma essendosi un soldato messo a gridare che Cimbri fuggivano, si mossero tutti gli altri a furia per inseguirgli, nè fu possibile agli ufiziali di rattenergli. La fanteria de’ Barbari avanzava in tanto francamente verso Romani, quasi un vasto mare che fosse in molo (καθάπερ πέλαγος οἴκανες κινούμενον). Pochi fatti abbiam nell’antica