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libro terzo | 103 |
σθαι, ec.) Si aggiunge il leggersi nell’emendato Vittorie del P. Scotto (De Vir. Ill. n. 67: in Campo Caudio), che seguì quel combattimento ne’ campi Caudj, e il chiamarsi Cauri fino in oggi il bel mezzo della nostra campagna. Ma osservisi sopra tutto in Floro, come un corpo di Tigurini, che dopo la battaglia svanì da se e si disperse, stava quasi per sussidio de’ collegati ne’ colli dell’Alpi Noriche ( lib. 3, c. 3: quasi subsidio, ec.). Ben da ciò apparisce che da’ monti Norici alla Venezia adiacenti non tanto mai si discostarono i Cimbri, nè andarono così lontano a combattere. Nel Cronico Eusebiano si mette al Po quel combattimento, il qual fiume segnava il confine del Veronese.
Nel piano adunque ch’è a poche miglia da Verona, fra l’Adige e ’l Mantovano, seguì il famoso conflitto. Ebbe Mario, come Console, il comando supremo. Venti mila e trecent’uomini eran que’ di Catulo, che rimaser collocati da Mario nel mezzo, facendone il corpo di battaglia: trentadue mila erano i suoi, che furon divisi da lui nelle ale, formandone dritta e sinistra. Fu interpretato che maliziosamente ei volesse tal ordine di battaglia, e per effetto d’emulazione fatale nelle Republiche, e perchè curvandosi assai la linea, com’è solito nelle gran fronti, e molto avanzando le ale, sperasse che i suoi di parte e d’altra urtassero e sbaragliassero i nemici, avanti che quei di Catulo arrivassero a mischiarsi con essi. La fanteria de’ Cimbri uscì del suo campo compostamente e in ordinanza, formando un quadrato