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lo di Roma minacciata da’ Galli, sola, e senza alcun esterno ajuto, com’esprime Plinio, armò in breve tempo 700 mille Fanti, e 80 mille Cavalli. In quell’Italia, delle forze della quale, finchè Roma potè valersi, nessuna Gente, e nessun Re del mando potè tener fronte, diceva Annibale costantemente ad Antioco. Svanita la passione, e l’affetto per la non più comune Repubblica, e non considerata più come utile a tutti, altra difesa non si ebbe, che di mercenarj soldati, non della difesa del’Italia ansiosi, ma della paga. Quindi fu, che a tutti i Barbari, de’ quali per altro niun esercito, venne in gran numero, l’Italia fu libera, ed aperta.

Un fatto avvenne in tempo del Greco Imperator Giustiniano, che rappresenta a meraviglia l’effetto della mutazione degli animi, e l’indifferenza, che l’esser esclusi da ogni partecipazione di governo produsse. Tenevasi l’Italia da’ Goti. I Greci, che contro essi guerreggiavano, mandati da Giustiniano, sorpresero una notte Verona. Fuggì il Presidio de’ Goti per la porta opposta; ma venuto il giorno, e veduto dal Colle di S. Pietro il poco numero degli Aggressori, ed insieme come la porta per cui erano usciti, non era stata chiusa, rientrarono, e fecero strage de’ Greci. Se