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fosse di paese nell’Impero compreso, era lecito venir a Roma, come in sua Patria.

Infatti Roma è la nostra Patria comune, scrisse con più altri Giurisconsulti Modestino, quale arrivò alla età de’ Gordiani. Patria comune chiamaronla parimenti gl’Imperatori Teodosio, ed Arcadio in una legge. Claudiano, che visse nel fine del quarto secolo, e nel principio ancora del quinto, disse di Roma, come sola fu, che ricevesse i vinti nel grembo, ed a lei doversi, che niuno in essa era straniero, e che quasi tutto il mondo era una gente sola. Rutilio Numiziano nell’Itinerario l’anno 416 composto, così parlò a Roma: Tu facesti, che le varie genti avessero una medesima Patria. Giovò a’ popoli l’essere da te vinti, e dominati, perchè ammettendoli tu in consorzio teco, facesti diventar il mondo una sola Città. Ammiano Marcellino, e Cassiodoro: Regina della libertà, Signora, e Padrona dell’Impero chiamavano ancora Italia, e Roma. Scrisse Sidonio finalmente, che Roma era Patria della libertà, Città di tutto il mondo, e nella quale i soli Barbari, cioè i non compresi nell’Impero, ed i servi erano forastieri; mentre questi due soli generi di persone rimanevano esclusi dagli onori. Non si smarrì dunque mai l’antica mas-