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parola, che si può dire, non era in tal significato del loro linguaggio.

Tutti da loro erano chiamati Socj, cioè compagni. Gli Antichi Autori Latini così parlavano sempre generalmente, o di tal termine appare in essi, che tutti i Romani servivansi per indicar Galli, Ispani, Germani, Greci, Bittinii, e di qualunque Provincia soggetta a Roma.

Valerio Levino presso Tito Livio ricordava agli Etolj, come uso Romano era di talmente trattare i Socj, che alcuni ne avevano ricevuti nel proprio Corpo, e ad altri tali condizioni aveano date, che amarono più d’esser Socj che Cittadini. Cicerone spessissimo i Pretori, e gli altri Magistrati d’ingiurie a Socj fatte, riprende ed accusa; e alle volte alcuni Provinciali d’esser cattivi Socj rimprovera. Ove disputa in favor della Legge Manilia: Noi, dice, per l’innanzi potevamo coll’autorità del nostro Impero far sicuri i Socj anche nell’estreme Regioni; e nell’istessa Orazione forse dieci volte così nomina varj popoli. Gli Autori Greci cambiano spesso, e stravolgono i termini latini; tuttavia Dione insistendo nel costume Romano, chiamò i Provinciali col nome corrispondente di Collegati; laddove disse,