Pagina:Maffei - Consiglio politico finora inedito presentato al governo veneto, 1797.pdf/73

pero non lasciavano d’agguerrirsi continuamente, e moltiplicando a dismisura di andarsi rendendo ogni giorno più formidabili, e più feroci. Viddesi da più saggi, quanto coll’andar del tempo dovessero temerne i Romani. Nel mutar positura le cose, e nell’aumentar di potenza i vicini conobbero la necessità di crescer di forze per mantenersi. Per ciò fare non seppero trovar il miglior ripiego, che l’interessare, e di conciliarsi anche gli esterni Popoli; talchè fosse ugual premura di tutti il conservare a Roma l’Impero.

Una riflessione merita qui d’esser fatta, è sopra il modo di parlare, e sopra il termine, di cui si servirono egualmente i Romani, per significare tutti i compresi nel loro Impero. In oggi altro vocabolo non si conosce che quello di Sudditi. Ma un tal nome basta, perchè i popoli mal volontieri contribuiscano, defraudino quanto possono, e non impieghino la persona in servigio pubblico, se non per carpir danaro, e per forza; poichè tal nome fa subito parer loro, che tutto sia per beneficio del Padrone, e non per proprio; e per arricchire altrui, non per conservar se stessi. I Romani non solamente gl’Italici; ma neppure i Provinciali chiamavano sudditi: