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mente, che la quiete interna non fu mai stabile, nè le forze contro gli esterni ben floride, se non quando alla Cittadinanza ammessi furono li Traspadani. Questi sentimenti degni d’essere di perpetua norma ai più gloriosi, e meglio regolati Dominj espresse il Politico a modo suo, e col suo stile; ma buona parte dell’istessa Orazione allor pronunciata, e le parole stesse dell’Imperatore si conservano pur ancora intagliate a quel tempo in gran Tavola di Metallo, che si custodisce a Lione, e che si può leggere stampata nel Gruttero. Espone l’Imperatore fra le altre cose: non doversi rigettar tale aggregazione per esser cosa nuova, poichè molte novità erano anche ne’ passati Secoli state abbracciate di tempo in tempo.

Quel metallo adunque, che ci ha per rara sorte conservata l’Orazion di Claudio in Senato, bel documento ha reso perenne della prudente politica de’ Romani. Non facevano essi novità senza ragionevol motivo; ma non ricusavano di farle, quando variando le circostanze, conoscevano necessario l’adattarsi all’emergenze, e di proporzionar la condotta. Non ammisero per gran tempo alla piena cittadinanza i Provinciali ed esterni, ma cambiarono istituto, quando cominciò cangiar faccia l’Europa. Le Nazioni barbare confinanti coll’Im-