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pero suo. Il più insigne esempio di ciò fu quello della Venezia (nome non di Città, che in quel tempo non vi era, ma di Provincia, che si estendeva dall’Adriatico al Chiesio). Tal Repubblica era sì forte, che ai Galli confinanti tenne sempre fronte, e li divertì una volta dall’attaccar Roma, col portare ne’ loro paesi la guerra. Parrà strano adunque, che Corpo di tal forza volesse di propria elezione passare in podestà altrui. Ma che così sia, il fatto è stato provato dal nostro autore ampiamente nella Verona Illustrata; e che non debba ciò parer punto strano, i principj premessi lo dimostrano. L’utile prevale a tutto: or giovava molto più senza perder la sua, l’acquistare un’altra Patria, tanto più illustre, che per una vana ambizione d’indipendenza, rimanersi a molti pericoli esposti. Aggiungasi, che il veder risplendere in Roma persone di questa, e di quell’altra Città con le dignità di Senatore, di Pretore, e di Console, abbastanza facea conoscere quanto crescesse di condizione chiunque col soggettarsi a Roma restava incorporato nella sua Repubblica. Con questi Istituti si tornerebbe ogni giorno ancora a signoreggiar la Terra, perchè il tempo fa mutar le persone, ma non la natura.