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atto quinto 63


non precipizio, non furor, le guida

solo a buon fin saper, senno, consiglio,
dissimulare, antiveder, soffrire.
I giovani non sanno; io mostrerotti
come t’abbia a condur; ma creder dèi,
ché mi credea tuo padre ancora, e i saggi
suoi consigiier non disprezzaron mai
il mio parere. E pur quali uomin fûro!
Non ci son piú di quelle menti.
Egisto.   E credi
tu che se questo popolo scorgesse
l’odiato usurpator morder la terra,
e che s’io mi scoprissi, entro ogni core
non pugnasse per me l’antica fede?
Polidoro.   Qual fede? O figlio, or non son piú que’ tempi.
A tempo mio ben si vedea, ma ora
troppo intristito è ’l mondo e troppo iniqui
gli uomin son fatti. Io mi ricordo e voglio
narrarlo: erasi...
Egisto.   Taci, esce il tiranno.
Polidoro.   Fuggiam, ci occulteremo dietro quelle
colonne.

SCENA II

Polifonte e Adrasto.

Polifonte.   Tu m’affretti assai per tempo,

ben sollecito sei.
Adrasto.   Giá tutto è in punto.
Coronati di fior, le corna aurati
stannosi i tori al tempio; arabi fumi
di peregrino odor, di lieto suono
musici bossi empiono l’aria; immensa
turba è raccolta e giá festeggia e applaude.