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50 la merope


Euriso.   Per l’appunto.

Polidoro.   Viv’egli ancora?
Euriso.   Ei chiuse il giorno estremo.
Polidoro.   O quanto me ne duole! Egli era umano
e liberal; quando appariva, tutti
faceargli onor. Io mi ricordo ancora
di quando ei festeggiò con bella pompa
le sue nozze con Silvia ch’era figlia
d’Olimpia e di Glicon, fratel d’Ipparco.
Tu dunque sei quel fanciullin che in corte
Silvia condur solea quasi per pompa;
parmi l’altr’ieri. O quanto siete presti,
quanto mai v’affrettate, o giovinetti,
a farvi adulti ed a gridar tacendo
che noi diam loco!
Euriso.   La contezza, amico,
che tu mostri de’ miei maggior desio
risveglia in me d’esserti grato. Io dunque
ti priego ancor che tu d’ogni mia cosa
per mio piacere a tuo piacer ti vaglia.
Polidoro.   Altro per or da te non bramo, Euriso.
se non che tu mi lasci occulto e nullo
con chi che sia di me ragioni.
Euriso.   In questo
agevol cosa è il compiacerti. Addio.

SCENA V

Polidoro e Egisto.

Polidoro.   Ben mia ventura fu l'essermi in questo

uom cortese avvenuto, il qual disdetto
non m’ha di qua condurmi anche in tal ora;
poiché da quel ch’esser solea mi sembra