Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/334

328 dell’iliade di omero


di presta morte e tuiser sopra tutti
tu se’; con tristo io ben ti diedi in luce
530augurio. Or per ciò dire al fulminante
dio sul nevoso io giá mi porto Olimpo,
se persuader potrollo. Tu fra tanto
statti a le navi rapide e tuo sdegno
mantieni e in guerra non gir punto. Giove
535dagli etiopi irreprensibil ieri
su l’Ocean sen gi a convito; i dii
seguirlo tutti: fra due volte sei
giorni a l’Olimpo ei tornerá ed allora
a sua magion bronzifondata andronne
540e prostrerommi e d’espugnarlo io spero.
Ciò detto si parti, lasciandol quivi
per la donzella in cintola gentile
lui tolta a forza pien di rabbia interna.
     Ma Ulisse intanto a Crisa giunse, avendo
545l’offerta seco. A l’entrar nel profondo
porto le vele ripiegare e, ne la
bruna barca ripostele, adattaro
l’alber nel suo ricetto, raccogliendo
prestamente le sarte: innanzi allora
550spinser co’ remi e l’ancore gittaro,
legando a poppa. Uscir gli uomini poi
e le cento sbarcar vittime a Febo;
da la nave poi scese ondivogante
Criseide ancora, ed il prudente Ulisse,
555verso l’altar guidandola, ne fece
cosi dicendo al genitor consegna:
— O Crise, Agamennon re de le genti
per ricondurre a te la figlia e sacra
per immolar ampia ecatombe a Febo
560mandommi, accioché omai placato il Nume
tendasi ch’alte sopra i greci angosce
scagliò. — Ciò detto, in man gli diede (ed egli
tutto lieto accettò) la cara figlia;