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canto primo 325


420né favellar né interrogare osando,
ristettero. Il conobbe egli e lor disse:
— Salute araldi, messagger da Giove
e dagli uomini usati; d’appressarvi
non dubitate, ch’io non voi ma Atride
425incolpar debbo, il qual per la donzella
vi manda. Su via, Patroclo bennato,
guida Briseide fuori ed a costoro
dalla a condur; ma innanzi uomini e dèi
e dinanzi al tiranno ambeduo voi
430siatemi testimon, se in avvenire
uopo verrá che il popol da l’orrenda
salvar si debba per mia man ruina.
Colui per certo è fuor di senno e nulla
scorge piú del presente o del futuro,
435né piú pensa al pugnar securi i greci. —
     Si disse, ed ubbidí Patroclo al caro
amico e trasse fuor la guancibella
del padiglion Briseide e da condurre
la diede; vèr le navi essi il cammino
440presero e insiem con loro di mala voglia
la fanciulla sen giá. Ma lagrimando
in disparte da’ suoi, del mar spumante
su la riva, a seder si pose Achille,
e riguardando la brun’onda, stese
445le mani e senza fin la cara madre
supplicò: — Posciaché per durar poco,
o madre mia, mi partoristi, almeno
dovea l’olimpio altitonante Giove
non essermi d’onor parco; ma ora
450né pur d’alcun pago mi volle onore,
ché oltraggiami Agamennone il gran sire
con tormi il premio mio, che a me rapito
ci si tiene. — Cosi dicea piangendo,
e l’ossequiabil genitrice udillo,
455qual presso il vecchio padre ne’ profondi