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canto primo 323


la mi prestate, ché prestarla è il meglio.
     Né tu, benché si grande, la donzella
350tórre a costui, ma quel gli lascia omai
premio che i greci a lui dieder; né contro
il re tu, Achille, voler far contrasto,
ché troppo è disugual di re scettrato,
cui dare onor Giove pur volle, il grado.
355E se tu se’ piú forte, a quella dèa
che ti fu madre il dèi; ma piú possente
questi è però, perché a piú gente impera.
Tra il tuo sdegno, Atride, cessa ch’io
di depor l’ira sua pregherò Achille,
360il qual ne l’aspre guerre a tutti i greci
alto è riparo. — Allor pronto rispose
Agamennone re: — Da saggio in vero
tutto dicesti, o vecchio; ma costui
vuol soprastare a tutti gli altri, tutti
365soprafar vuole e dominar su tutti
o a tutti comandare; in che non credo
sia per riuscir, ché se possente in guerra
lo fèr gli eterni numi, aspri per questo
permetton lui di proferire oltraggi? —
     370Ripigliò interrompendo il divo Achille:
— Timido e vil potrei ben esser detto,
se in ogni cosa io ti credessi; e gli altri
ordina pur, ma non giá a me che in questo
d’ubbidirti non penso. Un’altra cosa
375ti dirò e tu in tuo cor fanne conserva:
né teco ora verrò, né con altrui,
per la fanciulla a me giá data e tolta,
a le man; ma di quanto altro mi tengo
in ratta e nera nave a mio dispetto
380non prenderai tu nulla, e in ogni caso
pruòvati, ché imparar così potranno
costoro ancora: giú per l’asta mia
tuo nero sangue correrá ben tosto. —