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Morasto.   Non fia leggera impresa

il secondarti nell’ardir per esso
in quest’ isola hai regno e sol con esso
tutto l’Egeo poni in terror; di rado
tornano i legni tuoi senza gran prede,
e ad un trionfo ognor l’altro succede.
Oralto.   Ma quanto ha mai che ’l piú gradito acquisto
non feci dell’altr’ier ! Col padre loro
due giovinette e vaghe ninfe.
Morasto.   E dove
potesti far si rara preda?
Oralto.   A Se irò.
Morasto.   A Sciro?
Oratto.   Or le vedrai, ch’esse e alcun altro,
della maggior sorella
secondando ii desio,
dal guardato recinto uscir permisi
e gir vagando tra lo scoglio e ’l rio.
Ma sai tu che colei
col volto suo fa sul mio cor vendetta?
Ora all’armi t’appresta e a non tradire
il tuo sembiante e la mia speme; è nostro
quanto acquistar si può con forza e ardire.
Chi dal cielo o dalla sorte
fatto grande non si trova,
faccia sé col suo valor.
Tutto il mondo è del piú forte:
Alma vile a che mai giova?
Povertá vien da timor.

SCENA II

Morasto.

O mia diletta Sciro, o sospirata

mia dolce patria, cosi dunque ancora