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8 | la merope |
l’indagar la cagion.
Merope. Sí, se avess’io
il cor di Polifonte e s’io volessi
ad un idol di regno, a un’aura vana
sagrificar la fé, svenar gli affetti,
e se potessi, anche volendo, il giusto
insuperabil odio estinguer mai.
Polifonte. Or si tronchi il garrir. Al suo signore
ripulsa non si dá; per queste nozze
disponti pure e ad ubbidir t’appresta.
Che a te piaccia o non piaccia, io cosí voglio
Adrasto, e come qui? T’accosta.
Merope. Ismene,
non mi lasciar piú sola.
SCENA II
Adrasto, Ismene e detti.
signore, i’ giungo.
Ismene. (in disparte) Io non ardia appressarmi
vedendo il ragionar. Ma, mia reina,
perché ti veggio si turbata?
Merope. Il tutto
saprai fra poco.
Polifonte. E che ci rechi, Adrasto?
Adrasto. Un omicida entro Messene io trassi,
perché col suo supplicio ogni men fausto
augurio purghi e gir non possa altrove
col vanto dell’aver rotte e schernite
le nostre leggi.
Polifonte. E chi è costui?
Adrasto. Di questa