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monte nero | 301 |
vimento, si affrettarono a chiuderla da ogni
parte con le loro opere di fortificazione. Scavarono,
costruirono, portarono decine di migliaia
di prigionieri russi al lavoro, fecero sorgere
da ogni parte trinceramenti, ridotti, appostamenti.
Eretta una prima linea di difesa,
eressero una seconda, poi una terza, e tutti i
declivî, tutte le vette, apparvero solcati dai
sommovimenti del suolo. Non si fidavano più
dell’appoggio dei forti costruiti allo sbocco della
gola di Predil. Avevano visto crollare il
forte Hensel a Malborghetto, e non avevano
una maggiore confidenza nel forte Hermann
e nelle batterie corazzate costruiti nella chiusa
di Coritnica a difesa di Plezzo. Facevano intanto
nuove strade, moltiplicavano gli approcci
e le vie coperte.
Masse di soldati e di materiale affluivano a Plezzo. Il villaggio di Coritnica, nella conca, era tutto un magazzino. Le nostre granate riuscirono a incendiarlo il primo luglio. L’attività nemica intorno a Plezzo è successivamente annunziata da vari bollettini del nostro Stato Maggiore. L’interesse della lotta si sposta dalle vette del Monte Nero. Un’ultima battaglia si sferra lassù il 22 luglio.
In quel giorno la nostra offensiva riprese di colpo la via del sud, scendendo dalla vetta. Gli alpini avanzarono lungo l’aspra cresta di Luznica, rocciosa e nuda. Per ritor-