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Gaud parlava temendo di dare a Yann un’occasione per salutarle; avrebbe voluto restare sotto quel dolce sguardo che riceveva da lui, e camminare con gli occhi chiusi per non veder altro, camminare così lungamente al suo lato come in sogno, e non arrivare mai alla casetta vuota e oscura dove tutto sarebbe finito.

Alla porta egli ebbe uno di quegli istanti d’indecisione, durante i quali il cuore sembra cessi di battere. La vecchia nonna, entrò senza voltarsi, poi Gaud esitante e Yann, in ultimo. Egli era in casa loro per la prima volta nella sua vita; senza scopo probabilmente. Che cosa poteva volere?....

Nell’entrare i suoi occhi avevano incontrato il ritratto di Silvestro nella sua piccola corona mortuaria in perle nere, e vi si era avvicinato lentamente come ad una tomba.

Gaud era rimasta in piedi, con le mani appoggiate alla tavola. Egli ora guardava intorno a sè, come indagando su la loro povertà. Era infatti assai povera la casa delle due abbandonate quantunque ben aggiustata e molto pulita. Forse egli vedendola in tanta miseria proverebbe un poco di pietà per lei. Della passata ricchezza non vi era che il letto, il bel letto di signorina, e involontariamente gli occhi di Yann vi si posarono.

Egli non parlava.... Perchè non se ne andava?... La vecchia nonna che nei suoi momenti lucidi, era sempre così furba, sembrava non fare attenzione a lui. Dunque essi restavano in piedi l’uno davanti l’altra, muti ed ansiosi, guardandosi come per un’interrogazione suprema.

Ma il tempo passava ed essi si guardavano sempre più profondamente come nell’aspettativa solenne di qualche cosa d’insolito che dovesse fatalmente accadere.

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— Gaud, domandò lui a mezza voce, grave, se voi volete sempre