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morte, scendere giù pel monte Corso, come un immenso boa strisciante, mentre lo splendido sole si riflettera su quelle baionette lucenti...... Un segnale intempestivo rinnovò l’errore della Tovanella: le roccie, i sassi piombarono soltanto su alcuni soldati dell’avanguardia nemica. La colonna si ritirò prontamente a Socchieve, decisa a penetrare in Cadore per altra via. La via prescelta fu per cima Roda.

I pochi Cadorini abbandonarono la difesa di Selva e, giunti i rinforzi invocati, si preparareno a resistere a Rindemèra. Gli Austriaci, come se a Rindemèra non esistessero gli stessi pericoli del Passo della morte e di Rivalgo, per Forcella di Losco, sinnoltrano tacitamente per la vallata del Piova.

La mischia s’accese accanita, terribile con esito incerto fino a quando dalle roccie quasi a picco del Bignetto con fracasso infernale non si scatenò una tempesta spaventosa di massi e di travi, che costrinse il nemico a volgere in fuga precipitosa. Inseguito, si ritirò a Villa Santina, per Canal di Gorto, ripetendo: non fare paura noi fucile, ma sassa e travo. Le acque del Rin di mezzo (Rindemèra) portarono al Piave padre il tributo di sangue e il Piave lo purgò colla sua onda limpida. unendo i fatti tragici del 48 a quelli, che la leggenda ci tramanda, narrando di Giogna.

Gogna comincia, là, dove l’Ansièi, a Treponti, unisce il suo buon tributo di acque al Piave. I due fiumi avvallati stringono il bel piano, che digrada dal boscoso Col di