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aver avuta molta famigliarità col quadro in parola. I signori Cavalcaselle e Crowe lo ritengono di Orazio Vecellio, figlio di Tiziano. Le ragioni de’ due illustri critici d’arte spiegano egregiamente le ingiurie sofferte dal quadro da parte degli uomini e del tempo, ma non persuadono ad attribuirlo interamente ad Orazio. L’atteggiamento e la fisonomia del chierico, un vero autoritratto di Tiziano, tanto simile a quello del Prado di Madrid, le belle forme di Lavinia, quasi eguali alla Madonna della Sacra famiglia con i ritratti della famiglia dei donatori di Dresda, in cui Lavinia, come in altri quadri servì certamente da modello, l’intensità viva e il movimento delle figure tutte tenderebbero a dar ragione alla tradizione più che alla critica. Forse tradizione e critica si accorderanno nell’affermare che il quadro è veramente del vecchio Tiziano, ma che in esso, come faceva negli ultimi anni del padre, lavorò anche il figliuolo Orazio.

Un altro quadro attribuito alla prima maniera di Tiziano, nella stessa chiesa di Pieve, la Madonna dipinta, dicesi, con succhi di erbe da Tiziano fanciullo decenne in casa Valenzasca, la vecchia donna che fila in casa Coletti a Pieve, la Madonna del Rosario a Candide, le tre tele riunite in una nella chiesa di Valle, la pala della Vergine con Santi nella chiesa di Vinigo, possono ringraziare la tradizione, che li onora, attribuendoli a Tiziano. Due dipinti esistenti in Cadore non furono mai messi in dub-