59. Curiosi quel che fosse di vedere
Dentr’a una stalla inabitata entraro.
E vedder, ch’era un uom posto a giacere
Sopr’alla paglia a guisa di somaro;
Accanto aveva da mangiare e bere,
E gli occhi distillava in pianto amaro;
E tra i disgusti e il vin, ch’era squisito,
Pareva in viso un gambero arrostito. 60. Questo è quel Piaccianteo già sublimato
Al grado onoratissimo di spia:
Quel che, per soddisfar tanto al palato,
Ha fatto in quattro dì Fillide mia1;
E lì colla sua spada s’è impiattato,
Dell’onor della quale ha gelosia;
Chè avendola fanciulla2 mantenuta,
Non gli par ben che ignuda sia tenuta. 61. Ma perchè un uom più vil mai fe natura,
Si pente esser entrato in tal capanna;
Perocchè a starvi solo egli ha paura,
Che non lo porti via la Trentancanna3:
E perchè tutto il giorno quant’e’ dura,
Egli ha il mal della lupa che lo scanna,
Non va mai fuor, s’a cintola non porta
L’asciolver4 col suo fiasco nella sporta.
↑St. 60. Far fillide. Finire la vita o la roba. (Nota transclusa da pagina 235)
↑Fanciulla. Vergine, non mai adoperata. (Nota transclusa da pagina 235)
↑St. 61. Trentacanna. Animale favoloso che ingoia e tracanna. (Nota transclusa da pagina 235)
↑Asciolvere. Colazione. (Nota transclusa da pagina 235)