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quinto cantare 169

20.
La nera a lui darò, ch’altrui lo faccia
Parere un uom di venerando aspetto;
La bianca terrò io, che membra e braccia
Della donna mi dia che già t’ho detto.
La strega qui gli dice ch’ei si taccia,
Perch’ella scrive, e guasto le ha un concetto;
Ma lo scancella, e mettelo in postilla:
Così piega la carta e la sigilla.
21.
Le fa la soprascritta e poi finisce,
A piè d’un ghirigoro, in propria mano;
E con essa quel diavolo spedisce
Alla volta del principe d’Ugnano:
Là dove l’un e l’altro comparisce
Con una delle dette palle in mano,
Credendo l’un rappresentar la Fiore,
E l’altro il servo; ma sono in errore.
22.
Chè Baconero, il quale è un avventato,
Nel dar la palla all’altro di nascosto,
Senza guardarla prima, avea scambiato
E preso un granchio e fatto un grand’arrosto.
Perciò quand’a Baldone egli è arrivato,
Dice cose dal ver troppo discosto;
Mentr’egli afferma d’esser donna, e sembra
Uomo alla barba, all’abito e alle membra.